Da qualche parte verso la fine by Diana Athill

Da qualche parte verso la fine by Diana Athill

autore:Diana Athill [Athill, Diana]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Gay, Fiction
ISBN: 9788858600153
editore: Bur
pubblicato: 2010-09-26T22:00:00+00:00


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Non meno intensamente del disegno, ma con molta più regolarità, anche il giardinaggio è stata un’attività che mi ha dato, e mi dà ancora, grande piacere. Nella mia prima giovinezza era qualcosa che delle persone appositamente pagate facevano al posto mio: a casa della mia nonna materna c’era un giardiniere capo con due uomini alle sue dipendenze, a casa nostra una persona sola — inizialmente a tempo pieno, poi sempre più saltuariamente man mano che diminuivano i soldi. Ma persino mia nonna, che di sicuro non si sporcava le mani di terra, sapeva esattamente cosa andava fatto nel suo giardino, e come e perché bisognava farlo. Determinate faccende le sbrigava sempre di persona: spuntare la lavanda, per esempio, e stenderla a essiccare sulle lenzuola in modo da poterne poi ricavare i fiori per i sacchetti che teneva insieme alla biancheria; oppure spruzzare sulle rose l’insetticida contro l’afide verde, con una grossa siringa di ottone conservata nella stanza dei fiori (una stanzetta con un lavello dove mia nonna disponeva i fiori per la casa, e dove dormivano i cani). Il suo insetticida non era certo letale, nient’altro che un secchio pieno di acqua calda saponata, ma le rose erano sempre impeccabili. Da bambini adoravamo le rose, aspettavamo con trepidazione i primi bucaneve, accarezzavamo il velluto dei petali di viola, avevamo altri fiori tra i nostri preferiti, ma il giardino non era semplicemente un posto da guardare. Lo abitavamo: ci arrampicavamo sugli alberi, ci nascondevamo nei cespugli, pescavamo girini e tritoni dal ruscello, rubavamo le pesche e i grappoli d’uva (il che era peccato e dunque più entusiasmante che mangiare prugne e mele dai rami, cosa che invece era permessa). E ci venivano assegnati regolarmente dei compiti, come per esempio raccogliere per la nonna il pisello odoroso o le fragole e i lamponi che dovevano essere messi in tavola quel giorno. Verso la fine della stagione, quei compiti diventavano un po’ noiosi, ma mai sgradevoli, e, poiché essi implicavano sapori e odori meravigliosi e la piacevole sensazione delle foglie sulla pelle, il giardino veniva naturalmente accettato come fonte di piacere per i sensi nonché luogo pieno di bellezza.

Prima di me era stato lo stesso per mia madre e le sue sorelle (era una famiglia in cui le donne, più degli uomini, si occupavano di giardinaggio). Diventarono tutte e quattro giardiniere entusiaste ed esperte, e lavorarono in giardino più di quanto avesse fatto mia nonna, perché nessuna di loro sposò un uomo ricco quanto loro padre. Una volta cresciuta, però, mi allontanai dall’infanzia e dall’assidua familiarità delle donne della mia famiglia con il mondo vegetale. Me ne andai prima a Oxford, poi a Londra, e, benché durante i ritorni a casa apprezzassi i diversi giardini che mia madre creava nel corso degli anni, più che abitarli li guardavo, e non ci lavorai mai. Non strappai mai un’erbaccia, né interrai un seme, e così diventai ignorante. Una volta, un’amica che ero andata a trovare nella nuova casa in cui si era appena trasferita mi



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